Lo confesso, sono totalmente addicted alle mostre di Palazzo Reale e, se seguite il blog, ve ne sarete già accorti ( leggi anche Andy Warhol).
Vado a vederle praticamente tutte, ma la mostra dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro (prodotta dal Comune di Milano- Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira) l’ho trovata magica, per tante ragioni.
Perché ti catapulta in un mondo esotico, anche grazie a un allestimento particolarmente scenografico.
Perché è l’occasione per vedere a Milano i capolavori dei tre artisti per eccellenza del Giappone, provenienti dalla prestigiosa collezione del Honolulu Museum of art.
Perché racconta l’arte giapponese, così diversa da quella europea, attraverso percorsi tematici con tante curiosità e aneddoti.
Ad esempio sapete cosa sono i “surimono”?
La parola significa letteralmente “cosa stampata”. Si tratta dei celebri e raffinati esempi di silografia policroma apparsi nella prima metà del Settecento.
Di formato variabile, realizzati su piccoli fogli di carta quadrata, in piccole strisce verticali o sviluppati orizzontalmente in grandi dimensioni ripiegabili, erano commissionati agli artisti da privati per un’occasione particolare: biglietti di auguri, inviti a uno spettacolo teatrale o a un cerimonia del tè o ancora per commemorare un evento.
Una forma d’arte grafica, spesso a scopo pubblicitario. In altre parole, un celebre antenato dell’advertising in Giappone.
I temi di queste opere erano per lo più ricorrenti per cui gli artisti, e gli editori, si trovavano a concorrere sugli stessi soggetti che si affermavano sul mercato come veri e propri best seller.
Ecco perché alle Trentasei vedute del monte Fujy di Hokusai seguirono, a distanza di quasi vent’anni, le Trentasei vedute del Monte Fujy di Hirohige e perché quest’ultime comprendano in qualche modo citazioni del maestro Hokusai ( ad esempio proponendo la Grande Onda con una simile inquadratura, ma meno irruenta e drammatica).
Potrete così rendervi conto del differente stile dei due maestri: i colori brillanti e intensi di Hokusai si contrappongono alle tinte più pacate e meno drammatiche di Hiroshige.
Grazie a Utamaro scoprirete un altro celebre filone dell’arte nipponica, il “bijinga” (pittura di beltà femminile) dedicato ai ritratti di donne.
Il maestro è il principale artefice di questo genere, divenuto uno dei più venduti sul mercato delle immagini, a cavallo tra il settecento e l’ottocento.
Utamaro rivoluzionò il ritratto femminile con una composizione a mezzo busto aggiungendo un’attenzione estetica per i tessuti, l’acconciatura e il trucco.
Le sue opere rivelano anche un’attenta analisi psicologica del personaggio attraverso l’espressione del volto e degli occhi, i movimenti delle mani, la posa del collo e perfino le smorfie delle donne.
Cortigiane, donne eleganti e sensuali, molto ricercate dal pubblico maschile dell’epoca, probabilmente incontrate nelle celebri case da tè che il maestro era solito frequentare insieme al suo editorenel quartiere del piacere.
Ma anche donne comuni che Utamaro fu costretto a utilizzare come soggetti quando, negli ultimi anni nel XVIII secolo, questo tipo di raffigurazione legata la mondo effimero del piacere fu bandito dal governo di Tokugawa.
E infine non si può non citare i famosi manga giapponesi, a cui è dedicata una sala della mostra con i celebri 15 volumi Manga di Hokusai.
Un viaggio attraverso l’arte nipponica e i suoi simboli più celebri: le vedute di Hiroshige, i volti di Utamaro e i manga di Hokusai.
Una produzione che influenzò e sconvolse il mondo artistico europeo, e in particolare, nella Parigi di fine ottocento, l’arte pittorica degli impressionisti.
A Palazzo Reale fino al 29 gennaio 2017 (Intero 12 euro). Il catalogo della mostra è anche un ottimo regalo di Natale !( Skira editore, 45 euro)
Per maggiori informazioni www.palazazzorealemilano.it e www.hokusaimilano.it