“La vita è un cabaret” vi resterà in testa a lungo dopo il sipario. Ritmo allegro e contagioso, in contrasto con il triste finale della storia, è il celebre brano eseguito dalla strepitosa Giulia Ottonello (già vincitrice nel 2003 della seconda edizione di Amici).
Del resto i contrasti sono il fil rouge dello spettacolo messo in scena per la terza volta da Saverio Marconi. «Con una nuova e profonda sincerità nell’affrontarlo», ha spiegato il regista. «Con una lettura più dura, molto più attuale, che costringe gli spettatori a mettersi di fronte alla tendenza di oggi di lamentarsi, senza però mai reagire per cambiare davvero».
Ad incarnare l’ambiguità dell’animo umano è il maestro di cerimonie del locale berlinese Kit Kat Club dove si intrecciano le storie e i destini dei protagonisti. Al centro, un magistrale Giampiero Ingrassia: ammicca, ammalia, tenta e invita lo spettatore a riflettere. «Vi emozionerete, piangerete sicuramente e vi farete molte domande», recita l’attore, qui celato sotto un’inquietante maschera, a metà tra il Corvo e Joker, per sottolineare l’ambiguità decadente del personaggio e trasmettere inquietudine.
La scenografia, ideata dallo stessa regista a quattro mani con Gabriele Moreschi, è volutamente povera e logora: una pedana, un vecchio sipario e le tavole consumate, metafora della Berlino sotto il nazismo. Sally, interpretata da Giulia Ottonello, è la giovanissima stella del trasgressivo Kit Kat Club. Sogna di diventare una star, ma colleziona solo uomini e aborti. S’innamora di un giovane e idealista romanziere americano, Cliff Bradshaw (Mauro Simone), ma la loro storia non supererà la drammaticità degli eventi.
Tormenti, aspirazioni fallite, l’inutile tentativo di cercare spensieratezza mentre il dramma incombe: tutto questo è Cabaret.
La compagnia della Rancia si conferma ancora una volta all’altezza delle aspettative.
La tournée, dopo Roma e Milano, prosegue in tutta Italia. Potete conoscere le prossime date qui http://cabaret.musical.it/